ARTISTS
Karin Andersen | Holger Biermann | Silvia Bigi | Isobel Blank | Manuel Bravi | Silvia Celeste Calcagno | Marco Cappella | Ivan Cazzola | Maurizio Cesarini | Cinzia Ceccarelli | Giacomo Costa | Davide D'Elia | Amalia De Bernardis | Emanuele Dello Strologo | Montserrat Diaz | Boris Duhm | Patricia Eichert | Nadja Ellinger | Erresullaluna + Chuli Paquin | Francesca Fini | FLeUR/Enrico Dutto-Francesco Lurgo | Nadia Frasson | Luca Fucci | Giorgio Galimberti | Debora Garritani | Chiara Gini | Federica Gonnelli | Christina Heurig | Corinna Holthusen | Giacomo Infantino | Donatella Izzo | Richard Kern | Sebastian Klug | Sandra Lazzarini | Francesca Leoni | Francesca Lolli | Tore Manca (Mater-ia) | Romolo Giulio Milito | Monica Mura | Alessandra Pace-Fausto Serafini | Alexi Paladino | Carmen Palermo | Phoebe Zeitgeist | Ophelia Queen | Francesca Randi | Bärbel Reinhard | Christian Reister | Natascia Rocchi | Solidea Ruggiero | Paula Sunday | Marcel Swann | The Deep Society/Valerio Visconti-Mirko Grifoni | Roberta Toscano | Mauro Vignando | Ramona Zordini
Tutti i testi e le biografie complete sono pubblicate sul catalogo ufficiale dell'evento.
SANDRA LAZZARINI
Sandra Lazzarini inizia ad interessarsi di fotografia nei primi anni del duemila quando acquista una biottica degli anni ’70 e il suo approccio con luce, forma e colore comincia a compiere i primi passi. Il suo lavoro si basa soprattutto sull’autoritratto e da qualche anno porta avanti una ricerca in continuo divenire.
Scatti poetici, velatamente schietti, gratuitamente timidi in cui il fil rouge è il nascondimento parziale dell’artista stessa che ritroviamo dietro e davanti l’obiettivo, mimetizzata tra i fiori di un giardino o dietro i panni stesi di un fatiscente cortile di casa.
Nei suoi autoritratti pare esserci una costante fusione tra l’artista e l’ambiente circostante, il suo corpo diventa come oggetto ambientale creando una fusione estetica-formale talvolta astratta e talvolta immateriale, ma comunque emotivamente vicina alla fuga da ogni protagonismo e narcisismo tipici dei nostri tempi. Le sue foto sono state pubblicate su diverse riviste cartacee nazionali e internazionali come C41 Magazine, Frankie Magazine, Ramona Magazine, A Love Token e su magazine online come Lamono, Frizzifrizzi, Collateral, Aurora Fotografi, Ignant, Worbz.
Ha partecipato a mostre collettive e personali a Reggio Emilia, Macerata, Bologna e Berlino.
Vive e lavora a Forlì.
FRANCESCA LEONI
Francesca Leoni è nata in Italia e cresciuta in Brasile. Dopo il liceo si trasferisce negli Stati Uniti dove si laurea in Scienze della Comunicazione all'Università del North Carolina a Wilmington. Durante il college ha inizia a studiare teatro, prendendo parte a diverse produzioni. Tornata in Italia intraprende un percorso nella produzioni video e continua a studiare teatro e performance. Il flusso naturale del suo percorso artistico e dei suoi interessi di ricerca l'hanno portata a lavorare nell'ambito della video performance e performance live.
Il suo percorso artistico si concentra su tutte le sue passate esperienze: teatro, performance e video. Queste tre discipline si incontrano e si contaminano a vicenda. Il suo obiettivo è quello di esprimere, attraverso un profondo studio del corpo con i suoi movimenti, sensazioni, esperienze (personali e sociali), un messaggio performativo, utilizzando il video come mezzo di comunicazione artistica. In questo modo ha sviluppato una serie di "video performance" che utilizzano simboli universali e il linguaggio del corpo come una forma d'arte per esprimere l'uomo contemporaneo e la donna in relazione con se stesso, con la sua / il suo corpo e la società circostante. I suoi lavori sono hanno partecipato a diversi festival nazionali e internazionali.
Da 6 anni collabora anche con Davide Mastrangelo all'interno del duo Con.Tatto.
FRANCESCA LOLLI
Nata a Perugia, Francesca si trasferisce a Milano nel 1998 dopo un breve periodo di studi in filosofia a Perugia. Si diploma alla scuola di Teatro “Arsenale” come attrice e poco dopo si laurea in scenografia all' Accademia di Belle Arti di Brera.
Durante gli anni dell'accademia lavora come attrice nella compagnia del Teatro Arsenale e partecipa a numerosi spettacoli ('Il gioco dell'epidemia' di E. Ionesco, 'Il berretto a sonagli' di L. Pirandello, 'Pulp' di C. Bukowsky, 'La chiesa' di L. F. Celine, ecc...). Per la tesi decide di girare un documentario su un famoso fotografo newyorkese: Andres Serrano. Dal quel momento decide di cambiare la sua vita e di dedicarsi completamente alla video arte e alla performance.
La sua ricerca si concentra sulle diversità di genere e le questioni socio-politiche. I suoi lavori sono stati proiettati in numerosi festival nazionali ed internazionali.
“Tutta la mia ricerca si può racchiudere in un'unica parola: urgenza.
E' l'urgenza che porta alla comunicazione, ed i mezzi che ho scelto per fare ciò sono quelli a me più congeniali: il corpo e il video.
Attraverso di essi cerco di essere veicolo di emozioni, cerco di sublimare la mia visione della vita e del mondo che mi circonda e molto spesso possiede.
L'obiettivo principale della mia ricerca è quello di ricevere ed elaborare il 'qui e ora', di parlare del presente e di poterlo trasporre cercando di renderlo universale.
Vorrei che il mio corpo (dal vivo o passando attraverso l'obiettivo) fosse un mezzo pulsante e ricettivo dei mali (e beni) dell'epoca nella quale mi è dato vivere.
In fondo 'La vita è colpa dell'arte' (Pierre Restany)."
TORE MANCA (MATER-IA)
Vive e lavora a Sassari; video artista e poeta “indipendente” inizia nei primi anni ‘90 come artista visivo partecipando a Reading di poesia e collettive d'arte e video arte. Dirige, monta e realizza i costumi di ogni suo lavoro. Collabora con numerosi musicisti e performer per videoclip, trailer/spot ed opere audio visive.
Crea la propria etichetta “mater-ia” con cui firma e produce ogni suo lavoro. Ha diretto finora 50 lavori di video-arte e cinema sperimentale.
Nel 2010 crea un piccolo festival di V-Art (Nature Concrete) workshops di video terapia con Oliviero Rossi residenziale al T.Off di Cagliari per lo spettacolo Aspro Tango resinziale al T.Off di Cagliari per l’installazione Bioethic Vision.
Produce lo spettacolo “Aspro Tango” della coreografa Daniela Tamponi e realizza i visual ed il costume per lo spettacolo. lo spettacolo è ancora attivo.
Realizza “alter ego” 9 cortometraggi girati in collaborazione di una casa famiglia, Villa Lissia di tempio Pausania, un progetto di arte terapia durato 8 mesi in collaborazione con Daniela Tamponi.
Dirige lo spot contro la diversità prodotto dalla Asl di Olbia in collaborazione con i ragazzi ospiti della casa famiglia.
Collabora attivamente con la scuola di danza Moviment’Arti di Tempio realizzando i trailer ed i Visual per gli spettacoli.
ROMOLO GIULIO MILITO
Lundesnombreux (Romolo Giulio Milito) inizia da bambino, nell'86, a Nizza, fotografando fuoribordo, continua a rovinare rullini sino a metà anni novanta poi sospende, riprende nel 2005, prima analogico poi digitale.
Legge i grandi maestri, impara a sviluppare e stampare, lavora per agenzie minori, privati, come assistente di fotografi ben più senior e per aziende.
Autodidatta, continua la sua ricerca/dipendenza sia nell'ambito dell'arte dell'incontro sia nell'ambito del rapporto fra l'essere umano e l'acqua. Semplice ricerca istintiva.
Talvolta fotografa ancora i fuoribordo.
MONICA MURA
Artista interdisciplinare e comunicatrice sociale.
Dottoressa magistrale in D.A.M.S., Discipline dell’Arte, della Musica e dello Spettacolo con la specialità in Linguaggi Multimediali all’Università degli studi di Torino. Ha realizzato numerose azioni e mostre, individuali e collettive, tra Spagna, Italia e Portogallo (Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, MAC Museo de Arte Contemporáneo di A Coruña, Museu José Malhoa di Caldas da Raiña, tra le altre).
La sua ampia traiettoria professionale e la sua produzione artistica si distinguono per un profondo impegno sociale, rivolto principalmente all’integrazione e alla visibilità di persone e gruppi, soprattutto donne, in una situazione di esclusione, rischio o vulnerabilità.
Ha partecipato a progetti di lotta contro la violenza di genere (Mulleres en Azione: violencia zero, Deputación de Pontevedra dieci sedi come Museo de Pontevedra e Casa das Artes de Vigo, Non máis sabas tinguidas, Concello de Ribadavia, Non una di Meno, Teatro Tonio de Lanusei etc.) e ad atti e giornate volte a promuovere la visibilità della donna nella produzione culturale.
Ha collaborato con professionisti di riconosciuto prestigio in differenti ambiti (comunicatori, educatori, psicologi, sessuologi e assistenti sociali), per la creazione e realizzazione di vari processi creativi innovativi, al fine di promuovere la tolleranza e combattere la discriminazione attraverso la conoscenza e lavorare con atteggiamenti, paure e false credenze.
Ha ricevuto diversi riconoscimenti e premi, ed è stata selezionata grazie alla sua opera “Sas Diosas. Miradas, sa arèntzia mea” nell’ambito di Ollada, a miña familia (Sguardi, la mia famiglia) della Rede Museística Provincial de Lugo, dal Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid per far parte di “Nos+Otras: en Red” (Noi +Altre: in Rete) 2015-2017, un progetto che fa parte del programma Educazione e Azione sociale di EducaThyssen, e che vuole costruire uno spazio di creazione permanente in cui lavorare e riflettere sulla questione di genere nell’ambito del museo, la cultura ed il patrimonio che ha ricevuto la Mención de Honor en el 8º Premio Iberoamericano de Educación y Museos (Menzione di Onore nell’8° Premio Iberoamericano per l’educazione e i musei).
La sua opera fa parte di collezioni pubbliche e private, tra cui spiccano i fondi del Museo Provinciale di Lugo. Vive e lavora a Santiago de Compostela e forma parte dell’associazione nazionale spagnola MAV Mujeres en las Artes Visuales (Donne nelle Arti Visive) con sede a Madrid e del Comitato Scientifico del Congreso de Xéneros, Museos, Arte e Educación (Congresso di Genere, Musei, Arte e Educazione) della Rede Museística Provincial de Lugo. É stata selezionata nel Concurso Intervencións Artísticas de XX Bienal De Arte de Cerveira 2018 (PT) e nel 2019 farà parte degli artisti participanti alla Biennale di Genova “Other Identity” Altre forme di identità culturali e pubbliche (IT).
ALESSANDRA PACE - FAUSTO SERAFINI
Siamo Alessandra e Fausto, una coppia e una squadra, in amore e in fotografia.
Ci siamo innamorati circa 15 anni fa e ci siamo appassionati alla fotografia circa sei anni fa, in un momento difficile delle nostre vite, in cui abbiamo deciso di reagire buttandoci in qualcosa che ci facesse stare meglio, e che ci aiutasse ad incanalare le paure legate al momento di transizione in atto.
E’ così che abbiamo preso la macchina fotografica in mano e abbiamo iniziato a scattare…
Siamo stati inizialmente l’uno il modello-cavia dell'altra e fotografandoci tra di noi, abbiamo iniziato a sperimentare alcune tecniche. A distanza di un anno ci siamo resi conto di avere inconsapevolmente in mano una sorta di diario della nostra vita, vita quotidiana, ritratti posati, momenti catturati, momenti di vita intima e sessuale. Tra le varie sperimentazioni, rimettendo in moto una vecchia polaroid di famiglia, abbiamo iniziato a scattare anche fotografie istantanee.
Abbiamo esposto per la prima volta il nostro progetto "Ho te" nel circuito off di "Fotografia Europea" di Reggio Emilia, nel Maggio 2015, e qualche mese dopo la Impossible Partner Store Maranello, ha prodotto il nostro primo libro, "Ho Te" -Quaderni d'amore- (pubblicato nel febbraio 2016) e “Ho Te”-Quaderni d’amore 2- (pubblicato nel febbraio 2017) con l'obiettivo di pubblicare una collana di quaderni sulla nostra vita, poiché il nostro è un progetto a lungo termine destinato a durare finché morte non ci separi.
Dopo un paio di anni dai primi passi mossi in fotografia, abbiamo iniziato a sentire l'esigenza di esplorare nuove strade, uscire dal nostro guscio e iniziare a fotografare altre persone al di fuori di noi. Ed è con lo stesso approccio intimo, spontaneo e domestico, che abbiamo iniziato a fotografare ragazze, amiche, conoscenti, modelle, e abbiamo dato vita al nostro secondo progetto "Girls, girls, girls!".
In quest’ultimo indaghiamo sul modo in cui la storia personale di ogni ragazza catturata, influisca sul modo di vivere la sessualità, sui diversi gusti e inclinazioni. Siamo attirati non dalla bellezza oggettiva, ma da una particolare attitudine, da un modo di essere che rende ognuna di loro unica e diversa dalle altre.
Osservare attraverso l’obiettivo la nostra vita e quella degli altri, ci porta a conoscere sempre qualcosa di nuovo sulla natura umana e soprattutto su noi stessi, ci fa crescere come individui e come coppia e arricchisce le nostre esperienze in modo sempre diverso e stimolante.
Il messaggio che vogliamo trasmettere con il nostro lavoro, è quello di seguire l'istinto e di vivere la sessualità con libertà e ironia, spogliandosi da quei retaggi culturali che la società borghese cerca da sempre di imporci, perché noi lo abbiamo provato sulla nostra pelle e possiamo affermare che si vive molto meglio quando non si ha più paura di essere giudicati e ci sente liberi di poter esprimere tutto ciò che si ha dentro.
ALEXI PALADINO (LILIAN CAPUZZIMATO)
Alexi Paladino nasce il 9 Agosto del 1979 a Taranto. Nel ’90 si trasferisce con la famiglia in provincia di Piacenza: l’abbandona a diciassette anni una volta rimasta sola, per poi tornarci stabilmente nel 2014.
Si avvicina prima alla scultura per poi passare alla fotografia, grande passione paterna.
Un passato particolare, un’esistenza nomade e turbolenta e l’esperienza della malattia le impediscono una continuità negli studi: autodidatta, si specializza nella stampa con le tecniche antiche. Decide poi di abbracciare la fotografia digitale e la stampa gicleé di qualità museale, e stampa con certificazione Digigraphie Epson con lo di pseudonimo Alexi Paladino. E mentre Alexi scatta e stampa, Lilian diventa un’attivista per i diritti umani delle persone intersex, quale è.
Tutto il lavoro di Alexi si sviluppa su due riflessioni principali:
la prima è la consapevolezza del vivere in tempi in cui la società percepisce la nostalgia in modo distorto e ossessivo,perché ha probabilmente bisogno di identificarsi in una sensazione condivisa con altri per riuscire a darsi forma con l’assenso o il dissenso; la seconda è la non credibilità della fotografia come oggettività, quanto come mezzo di comunicazione empatizzante di uno stato umano o di una sua percezione: per Alexi tutto il mondo è la bolla filtrata dai suoi sensi ed in essa tutto è concretezza ed illusione.
Erotismo, amore e una solitudine quieta sono elementi costanti nei suoi lavori, così come le pulsioni umane e le loro degenerazioni.Umanità intensa anche nella sua assenza, soprattutto nel progetto autobiografico ”Historia de un Amor”.
Alexi ha una visione eclettica di ciò che è la percezione di un’immagine, la assimila, la prende a sé, la mastica con le proprie memorie, con il proprio vissuto e la butta fuori senza limiti; allo stesso tempo appare gelosa delle proprie emozioni, le protegge fino a tal punto che esporle le provoca dolore, quel dolore che è inevitabilmente costante in ogni suo lavoro.
CARMEN PALERMO
Fotografa autodidatta, inizia ad autoritrarsi nel 1995 utilizzando una vecchia zenit a pellicola, ma è nel 2003, con l'acquisto della sua prima fotocamera digitale che può sperimentare l'autoritratto con più costanza, 7 anni dopo riscopre la Polaroid e se ne innamora. Grazie all'unicità che la caratterizza, questa modalità di espressione diventa lo strumento perfetto per trasformare l'esperienza dell'autoritratto in una vera e propria esperienza catartica.
L'autoritratto in polaroid diviene così la sua "terapia" personale: è il mezzo per connettersi al suo mondo interiore e al suo "altro io", portarlo al di fuori di sè, metabolizzarlo, analizzarlo e infine accettarlo.
PHOEBE ZEITGEIST
Phoebe Zeitgeist è una compagnia teatrale con base a Milano, nata nel 2008.
La ricerca di questo gruppo, aperto alle elaborazioni in tutti i campi delle arti contemporanee, è dedicata all'esistenza, alla persistenza e alla trasformazione di ogni forma di potere, sia esso annidato nelle relazioni private o nei rapporti di forza con il mondo e con le istituzioni. Questa indagine viene condotta attraverso l'opera di quegli artisti che hanno dato, attraverso i loro testi, allarmi, denunce e visoni che sono oggi i meccanismi del nostro tempo.
La parola, la sua ripetizione, la sua funzione politica, il suo innesco immaginale sono gli strumenti poetici di Phoebe Zeitgeist. La prima produzione è lo spettacolo Line, il tempo di Agota Kristof, che debutta a giugno al Teatro dell’Elfo di Milano. Il gruppo avvia una ricerca sul teatro di Copi che dà origine nel corso di quattro anni, a tre spettacoli: Le quattro gemelle, Loretta Strong (Museo MAGA di Gallarate, Spazio Tertulliano di Milano, Teatro Garibaldi Aperto di Palermo, Teatro Rossi Aperto di Pisa, Ravenna VisoinAria) e La Giornata di una Sognatrice (Teatro Out Off e Teatro Elfo Puccini, Milano). Nel dicembre 2010 Phoebe Zeitgeist presenta Note per un collasso mentale-una partitura per voci, corpi, chitarra, live electronics e altro- ispirato all'opera di J.G.Ballard. Lo spettacolo debutta nell'aprile del 2011 alla Fondazione Mudima di Milano all'interno del festival Ballard Milano 2011 - Icone neuroniche sulle autostrade spinali curato assieme ad A. Caronia e prodotto in collaborazione con NABA, Moderna Museet di Stoccolma, Forum Austriaco di Cultura. Nel 2011 Phoebe Zeitgeist realizza il progetto di performance e video Phoebe Zeitgeist appare a Milano, ispirato all'opera di Rainer Werner Fassbinder Blut am Hals der Katze (Sangue sul collo del gatto). L'opera è allestita alla Fondazione Mudima, in occasione degli eventi di Omaggio a Fassbinder, in collaborazione con il Teatro dell'Elfo, il Goethe Institut e la Cineteca Italiana. Nel 2013, in coproduzione con TGA - Teatro Garibaldi Aperto di Palermo, la compagnia realizza Preghiera. Un atto Osceno, scritto e interpretato da Margherita Ortolani. A seguito di questa collaborazione realizza la rassegna CONTAGIO-Relazioni intercorse tra Milano e Palermo realizzata allo Spazio Tertulliano di Milano, ripresa dal Teatro Elfo Puccini nel 2015. American Blues di Tennesse Williams, debutta in forma di studio al Teatro Tertulliano nel 2013 ed è presente nella stagione 2014 del Teatro Elfo Puccini di Milano. Contemporaneamente la compagnia realizza il lavoro di ricerca Adulto, tratto dai testi finali di Pasolini, Bellezza e Morante. Lo spettacolo è selezionato per un'anteprima all'Altofest di Napoli e realizza, fino al 2017, più di sessanta repliche. Nel 2015 debutta il nuovo lavoro, parte finale di una ideale “trilogia dell'esplosione” di cui fanno parte gli spettacoli Loretta Strong e Adulto: è Kamikaze Number Five, scritto da Giuseppe Massa. Nel 2016, con la produzione del Teatro Franco Parenti di Milano realizza BAAL di Bertolt Brecht che è replicato per due stagioni. Tra il 2017 e il 2018, Phoebe Zeitgeist inizia un percorso di elaborazione diretta dei propri temi con la costruzione di due nuovi lavori e la scrittura di due drammatugie inedite: Malagrazia, scritto da Michelangelo Zeno e Re Production scritto da Francesca Marianna Consonni e Giuseppe Isgrò.
Phoebe Zeitgeist cura dal 2012 la mini rivista BLUT, foglio dedicato alle arti contemporanee.
OPHELIA QUEEN
Ophelia nasce nel 1973 in Italia. Fin dalla tenera età utilizza il canale artistico per esprimere il proprio pensiero. Autodidatta, preferisce non subire influenze scolastiche canoniche ed esprimersi, incassando inizialmente anche insuccessi.
La forte ispirazione è legata alla Body Art inizialmente, alla letteratura, e in primis il cinema, elementi principali per realizzare i propri progetti.
Dipinge utilizzando diverse tecniche quali acquarello e olio. Si avvicina successivamente al mondo performativo e fotografico esibendosi prevalentemente in Italia ed esponendo in Europa.
L'influenza orientale le permette di praticare Shibari l'arte della legatura giapponese.
Il percorso fotografico si modula poi attraversando il processo e il passaggio da una parte all'altra dell'obiettivo. Facendo tesoro dell'esperienza fotografica dei suoi collaboratori, si orienta dal 2011 al custom Doll Art.
Utilizzando la bambola Blythe crea e cura ogni dettaglio scenografico, outfit e concept per manifestare la disapprovazione nei “confronti del genere umano”.
Nel corso del tempo l’umanità ha subito un’importante involuzione a causa della tecnologia sempre più avanzata che ha influenzato in maniera deleteria anche il nostro stato emotivo.
Le sue bambole si fanno specchio di emozioni e status sociali, riproducono personaggi e realtà vissute ogni giorno.
La bambola, metamorfosi di un simulacro di soggettività, tenta di recuperare una sorta di “verità esistenziale”, un’originale arcaica emozione.