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Tutti i testi e le biografie complete sono pubblicate sul catalogo ufficiale dell'evento.

Coppia che legge

FRANCESCA RANDI

Francesca Randi nel 1999 incontra il mezzo fotografico. Sviluppa uno stile personale, onirico, con un immaginario fortemente surreale. L’identità, l’infanzia e l’adolescenza, il paesaggio notturno in bilico tra l’incubo quotidiano e la solitudine esistenziale, l’inconscio, il doppio, la wunderkammer e il perturbante: sono alcuni dei temi affrontati da Randi.

Attualmente vive e lavora a Cagliari come fotografa e insegnante di fotografia. Collabora con varie gallerie d’arte italiane ed estere. Il lavoro fotografico di Francesca Randi è incentrato sul concetto di Realismo Fantastico e Perturbante. Attraverso le sue immagini trovano espressione le proiezioni inconsce, le rimozioni, i desideri e le aspirazioni. Il realismo fantastico rappresenta una forma di protesta ostinata con mezzi estremi contro la precarietà del reale. Il perturbante, ciò che porta angoscia, è un qualcosa che assomiglia al nostro ambiente domestico ma che in realtà cela in sé un che di straniero, sconosciuto, enigmatico.

“Tutto ciò che pensavamo fosse rimosso dalla nostra coscienza, complessi infantili, convinzioni personali o pregiudizi, riemerge creando una condizione instabile alla nostra identità e in genere uno stato di angoscia” (Freud 1919).

Coppia che legge

BÄRBEL REINHARD

Bärbel Reinhard è nata a Stoccarda, in Germania nel 1977, artista e docente, vive e lavora in Toscana.

Dopo la laurea in storia dell’arte e sociologia a Berlino si diploma in fotografia professionale alla Fondazione Studio Marangoni di Firenze. Il suo lavoro è stato esposto in varie mostre in Italia ed all'estero, tra le quali al European Month of Photography Luxembourg, a Villa La Pietra Firenze, alla Galleria Metronom e alla Fondazione Fotografia di Modena, al Corridoio Brunelleschi a Firenze, alla Luova Gallery Helsinki e alla Photographie Marseille.

Accanto alla sua ricerca artistica lavora come fotografa freelance, docente e curatrice. Ha insegnato tra l'altro alla New York University, al Sarah Lawrence College, alla Kent State University e si occupa delle tecniche di camera oscura ed il coordinamenti didattico alla Fondazione Studio Marangoni. Ha curato diversi progetti espositivi ed editoriali, anche con collaborazioni internazionali, e dal 2010 cura l'archivio di Mario Carnicelli. Il suo interesse principale sta nelle caratteristiche e nei limiti del legame spazio-temporale inerente alla fotografia, le sue stratificazioni e manipolazioni, memoria e natura.

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CHRISTIAN REISTER

Christian Reister è un artista ma anche documentarista, street photography e ritrattista; vive e lavora a Berlino, in Germania. Ha iniziato a fotografare nel 2001 e da allora ha concentrato al sua attenzione al popolo che abita la città, alla moltitudine di persone che animano le strade urbane; dopo un primo periodo dove privilegiava scattare immagini a colori, periodo durato quasi 10 anni, passa definitivamente alle atmosfere in bianco e nero nel 2011.
“Volevo che le mie immagini diventassero più astratte, meno perfette, sgranate, più scure, più malinconiche. Da allora è la mia scelta di fotografare in bianco e nero e solo la notte. Lavoro con piccole fotocamere che si adattano a qualsiasi tasca e possono essere utilizzate in quasi tutte le situazioni senza attirare l'attenzione.”

I suoi personaggi sembrano un tutt’uno con la città che li accoglie, sembra che l’identità di ognuno si fonda con i climi della città, come se ogni elemento non potesse vivere senza l’altro, fantasmi che ci passano accanto durante la nostra vita senza che ce ne potessimo accorgere se non fossero registrati su pellicola, stampati a testimonianza della loro esistenza, tante identità diverse tra di loro preziose e magnifiche proprio per le loro differenze.
Altrettanto importante come l’atto dello scatto fotografico è per l’artista il processo di selezione, modificazione, sviluppo e layout delle sue immagini, che poi impiegherà in diversi modi come installazioni, proiezioni dal vivo, fotolibri o fanzine, oltre che producendo dei “film-fotografici”, come una sorta di portfolio tematico composto da sequenze di immagini fisse che dialogano prepotentemente tra di loro e la base sonora.

“Lavoro come un costante registratore di immagini scattando moltissimo e istintivamente. Alcuni scatti mi sembrano eccezionali e li conservo in grandi archivi, come dei calderoni di 100, 200 immagini che aspettano di essere usate e integrate tra di loro come a costruire delle storie.”

Coppia che legge

NATASCIA ROCCHI

Frequenta studi giuridici e dopo la laurea nel conseguire l’abilitazione per la professione di avvocato lavora con fermezza presso uno studio legale occupandosi in modo particolare di diritto di famiglia e più in generale di diritto civile. Intorno agli anni novanta si sposa e decide di cambiare completamente vita abbracciando in pieno il lavoro del marito. Tutt’ora insieme, studiano, progettano e vendono “scarpe”. Hanno realizzato una linea di calzature creata tutta da loro, che hanno diffuso in tutta Italia, insieme ad altri marchi. La sua innata passione per la fotografia, inizialmente, soprattutto per quella di Moda, le consentirà di seguire le campagne fotografiche e la comunicazione dei marchi che rappresenta.

Nel 2013, attraverso un workshop con Mario Cresci, ha il suo primo importante approccio con la fotografia concettuale alla quale rimarrà legata nei suoi futuri lavori. Una tecnica con la quale ama rapportarsi è il collage.

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SOLIDEA RUGGIERO

Solidea Ruggiero (nasce a Genk, Belgio, 1976). Autrice, scrittrice, performer, interprete e curatrice indipendente di mostre, progetti, eventi culturali e artistici. Ha pubblicato in diverse antologie e riviste di letteratura e arte contemporanea italiane e internazionali, ultima del 2018 la selezione con un suono racconto lungo per l’antologia Città d’autore-Genova d’autore, Morellini Editore. È curatrice dei cataloghi di vari artisti, e ha firmato presentazioni di opere di scrittori e poeti italiani. Nel 2011 partecipa alla 54° Biennale di Venezia, con un testo scritto e interpretato per la video installazione di Marco Agostinelli con le musiche di Sakamoto. Nel 2013 pubblica Io che non conosco la vergogna, il suo primo libro di racconti, per la casa editrice italo/sudamericana Edicola Ediciones, tradotto in inglese e spagnolo. Nel 2014 è una delle artiste e performer di Marche Centro D’Arte con il progetto “Skin” e collabora con la Galleria Marconi e la Galleria Centofiorini. Nel 2015 interpreta il film Ananke, di Claudio Romano e Betty L’Innocente, e con gli stessi autori il film breve “Con il vento”. Fondatrice dell’Associazione culturale OPEN HOUSE ART_LAB_EVENT e ideatrice e curatrice del format live/web ParlaCultura.

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PAULA SUNDAY

Nel 19 gennaio del 1981, mentre a New York Francesca Woodman si toglieva la vita gettandosi dalla finestra del suo appartamento, a Napoli io venivo al mondo.

Ventitrè anni dopo mio padre assecondava il mio destino regalandomi una nikon f10 trovata in un vecchio cassetto.
Lentamente la fotografia mi sedusse.
Dopo alcuni mesi "l'apparecchio" sostituì quella che era stata la mia prima passione: la pittura. Dimenticai presto l'odore della trementina e le unghie sporche.
Così ho cominciato ad autoritrarmi perchè non avevo una modella. Oggi non saprei più farne a meno di guardarmi e guardarvi.

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MARCEL SWANN

Marcel Swann nasce nel 1986 in Brasile e cresce a Firenze. Presto ossessionato dalle arti visive, all'età di dodici anni inizia la sua attività come graffiti writer, preferendo lo stile old school. Si avvicina alla fotografia per la necessità di archiviare, per poi studiarli, i lavori di altri street artist rendendosi presto conto che questo è il medium a lui più congeniale per fare ricerca sulle varie materie di suo interesse.

Ogni suo progetto nasce dalla lettura per poi svilupparsi su una riflessione che verte tanto sul mezzo usato, quanto su se stesso e sul tempo in cui esso vive ponendo l'attenzione sui segni sensibili che questo offre. Uno dei temi sul quale ruotano la maggioranza dei suoi lavori riguarda l'assenza di desiderio -in termini lacaniani- nell'odierno.

Dopo varie mostre e pubblicazioni a settembre del 2017 esce il suo primo libro “Tears // NAH” dove sfruttando fotografia e scrittura crea un personale percorso di ricerca utilizzando remniscenze e scoperte. 

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ROBERTA TOSCANO

Roberta Toscano si è laureata in Storia del Teatro all’Università di Torino e poi in Grafica con Franco Fanelli all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Opera in campo artistico principalmente con materiali di scarto che assembla, stampa, incide, sospende, incolla. Tramite un lavoro di ricerca articolato che la porta all’uso di vari linguaggi espressivi (video, incisione, installazione, poesia) è spinta dalla necessità di ricercare un’estetica consapevole e tendente all’autenticità. In veste di fotografa tenta di ritrarre il mondo, il corpo e l’immaginario femminile come paesaggio inconsueto, protesta muta contro l’ordinaria mercificazione dell’esistenza umana. Si considera quindi un artista che utilizza la fotografia come parte integrante e irrinunciabile nel processo di analisi dell’oggetto.

Esposizioni recenti: Corpi seducenti a cura di Giorgio Bonomi, Memento a cura di Togaci, Passare il Segno a cura di Franco Fanelli, Binario 18#stayhumanart presso il Museo civico di Palazzo della Penna a Perugia che è un progetto itinerante sulle vecchie e nuove migrazioni a cura di Roberta Di Chiara.

Ha aderito con l’intervento Il Quotidiano a Edicola dell’Arte, progetto di arte urbana, “Arte a Perdere” a cura di Togaci nel Quartiere Aurora di Torino.

Insieme con l’artista biellese Armando Riva ha fondato nel 2010 il collettivo “Costarocosa” che ha un’intensa attività espositiva ed è stato selezionato per la XXI Triennale dell'architettura e del Design con il progetto sul genere dell’oggetto “Rebus” esposto all’Accademia di Brera a Milano nel 2016.

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THE DEEP SOCIETY/VALERIO VISCONTI-MIRKO GRIFONI

Atmosfere raffinate, sonorità oniriche e sperimentazioni dub caratterizzano questo duo tutto analogico composto da Valerio Visconti e Mirko Grifoni.

Progetto nato diversi anni fa come double djset, dopo molte esperienze e serate insieme, ha avuto la sua naturale evoluzione in una collaborazione strumentale, in cui synth e drum machine si fondono per creare un set notturno, intimo, e molto ricco di basse frequenze.

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MAURO VIGNANDO

[…]In principio per Vignando è spesso un gesto semplice ma dotato di una sua carica epica, quasi eroica. Anche i recenti collage nascono dalla scoperta fortuita di un semplice ingranaggio capace di realizzare tagli circolari perfetti congiuntamente alla volontà di produrre opere limitando e semplificando le azioni, contenendo il gesto. Una collezione fanée di cartoline accumulate nel corso del tempo, spesso, quando possibile, in duplice copia, diventa la base per uno studio sul movimento e l'ambiguità. Le immagini sono catalogate in base a tipologie ricorrenti: prospettive centrali, figure religiose, architetture, en plein air (fontane o parchi) , sculture classiche e cattedrali. E poi una serie cospicua di ritratti di attori provenenti prevalentemente da un Olimpo minore. Certo, si manifesta anche l'intramontabile Merilyn, ma con maggior frequenza vengono manipolate le fisionomie e le azioni di dive e divi dimenticati e così sottratti, per un'ultima comparsata, all'amnesia collettiva: Rosalind Russell, Lilli Minas, Maureen O'Hara, Rossano Brazzi, Andrea Checchi, Isa Miranda, Paola Barbara, Sonya Henie... Anche gli interventi che vengono compiuti sulla superficie rispondono a un protocollo d'azione ben calibrato. Non c'è improvvisazione. Forse c'è stata all'inizio, ma ben presto la memoria conscia ma sopratutto quella inconscia hanno iniziato a giocare un ruolo dominante, a definire un modus operanti rigoroso. Spesso abbinati in dittico i ritratti si compiono per mutuo soccorso. Quello che viene sottratto da una parte è donato all'altra e ciò che manca nella prima è rimpiazzato da ciò che sarebbe stato occultato nella seconda. E se il ritratto è in duplice copia la manipolazione diventa più stratificata. I tagli si moltiplicano e la composizione diventa più articolata. Il prestito tra le due immagini gemellari più serrato. Nel primo caso si crea l'effetto bizzarro di un ritratto verosimile ma irreale. (Pertinente sarebbe usare l'espressione, troppo abusata, di spiazzamento ). Mentre nel secondo caso troneggia il senso di una delocazione: il ritratto si pietrifica in movimento. La verosimiglianza rimane così come l'anomalia, ma i tratti per assurdo si irrigidiscono, le figure diventano tetragone. Il senso rotatorio prevale, l'immagine piomba nell'abisso della sua parcellizzata ripetizione.[…]

(Tratto da: Semplice non è semplicistico di Milovan Farronato)

Coppia che legge

RAMONA ZORDINI

Ramona Zordini nasce a Brescia il 23 dicembre 1983, con il desiderio di poter astrarre la realtà. Non appena compresa l’impossibilità di poterlo fare, trova rifugio nel crearne una propria, creata sulla base dell’originale, ma colorata, filtrata, esasperata, disegnata, fotografata, amata. 
Crescendo studia Grafica Pubblicitaria e segue corsi di fotografia, frequenta gli studi di Fotografia all’Accademia  dove si laurea nel 2009, anno in cui viene pubblicata sulla rivista Internazionale  Zoom e vince il Premio Telethon. 
Nel 2011 partecipa  alla Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo con un progetto in collaborazione con Studio Azzurro. 
Nel 2014 la personale al Museo Nazionale della fotografia, nel 2016 la partecipazione al Documentario TV canadese “L’Art Erotique” e un capitolo nel libro “Il Corpo Solitario” di Giorgio Bonomi. 
Lavora in Italia e all’estero, le sue opere risiedono in varie Collezioni Permanenti tra cui citiamo il Museo MACS e il Museo MUSINF. 
La sua ricerca artistica nasce dal mezzo fotografico imponendo fin da subito la necessità di eliminare le delimitazioni spaziali e mentali di opera fotografica quadrata e bidimensionale; Lavora principalmente sul concetto di mutamento, di trasformazione psico-fisica, attratta più dal divenire scandito e modificato dal tempo che dal processo compiuto, spesso attrice del suo stesso lavoro, si serve dell’arte per esplorare le proprie scatole chiuse e scoperchiarle. 

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